Vulvodinia: la “Porta di Giada” in fiamme. Come la Medicina Cinese riprogramma il sistema nervoso e libera dalla sofferenza vulvare

 

La vulvodinia è una patologia dolorosa cronica che affligge silenziosamente circa il 10-12% delle donne. Questa condizione si manifesta con sintomi specifici e invalidanti, come bruciore ai genitali esterni, dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia) e ipersensibilità locale. Spesso, l'esperienza delle pazienti è frustrante, con una diagnosi corretta che può richiedere da otto mesi a quattro anni, e in alcuni casi di dolore pelvico cronico (DPC) fino a 5-7 anni.

 

Data la sua complessità, la vulvodinia è strettamente correlata a disturbi cronici come l'ipertono del pavimento pelvico, la sindrome dell'intestino irritabile (IBS), la fibromialgia, l'ansia e la depressione.

 

Per questo ritengo che il suo trattamento ideale dev’essere integrato e multidisciplinare, abbracciando sia la medicina convenzionale che approcci olistici.

 

Se siete alla ricerca di una prospettiva che veda la persona nella sua totalità, la Medicina Tradizionale Cinese (MTC) offre una chiave di lettura basata sull'equilibrio energetico.

 

Nella MTC non ci si concentra, come ormai ben saprete se mi seguite da un po’, sull'organo anatomico, ma sulla sua funzione energetica: il Qi (energia vitale) e lo Xue (Sangue) devono scorrere liberamente affinché il corpo sia in salute; il dolore insorge quando questo flusso si blocca o quando si verifica uno squilibrio; nel caso specifico della vulvodinia, sono manifestazioni di squilibri interni che coinvolgono principalmente i meridiani di Fegato, Rene e Milza.

 

Nella tradizione taoista, la vagina prende il nome di "Porta di Giada", un luogo sacro di cui prendersi cura; nei testi antichi, solitamente donati alle giovani coppie di sposi, venivano spiegate le nozioni sessuali, illustrate le pratiche di igiene, i massaggi specifici per alleviarne i dolori, prepararsi al parto…

 

Mentre la medicina occidentale la classifica come localizzata o generalizzata, la MTC identifica diverse sindromi a seconda della manifestazione energetica e del tipo di dolore:

  • Sindrome da Vuoto di Yin di Rene e Fegato: caratterizzata da secchezza vaginale e dolore che si irradia al sacro o alla zona anale, aggravandosi dopo il flusso mestruale.
  • Sindrome da Costrizione del Fegato: spesso associata a irritabilità o sensibilità emotiva, il dolore si presenta con prurito e bruciore e peggiora durante l'ovulazione o nei primi giorni del ciclo.
  • Sindrome da Umidità/Calore nel Jao Inferiore: il dolore è descritto come una sensazione di pesantezza al basso ventre o alla vescica, con possibile prurito vaginale, minzioni frequenti con sensazione di bruciore, stanchezza e rossore.
  • Sindrome da Umidità/freddo nel Jao Inferiore: il dolore è percepito come un senso di livido e pesantezza, che peggiora con il mestruo e migliora con l'applicazione di calore.
  • Sindrome da Calore Pieno: dolore intenso, descritto come di "fuoco" o un "tizzone acceso," che si aggrava durante il flusso mestruale.

 

Capite bene l’ampiezza della visione orientale, il cui obiettivo è sempre quello di riequilibrare lo Yin e lo Yang degli organi e ristabilire il libero flusso del Qi.

 

In Italia il 27% delle donne con vulvodinia si affida alla MTC; ma perché tale approccio funziona? Qual è il meccanismo di azione? L'applicazione di una termoterapia localizzata (moxa) agisce sul sistema nervoso centrale e periferico. Stimola il rilascio di oppioidi endogeni (endorfina, encefaline), serotonina e adenosina (un potente antinfiammatorio e antidolorifico). Modula inoltre la rete limbica e desensibilizza il corno dorsale del midollo spinale, aiutando a "spegnere" il sistema sensoriale del dolore iperattivo.

 

Diversi studi hanno mostrato forti effetti sulla riduzione del dolore legato sia al semplice contatto anche coi soli vestiti, sia del dolore che impedisce i rapporti. Inoltre tali trattamenti, oltre ad essere ben tollerati e privi di effetti collaterali, contribuiscono a migliorare sintomi non genitali, come l'ansia, la sindrome del colon irritabile e i disturbi del sonno…

 

Per trattare la vulvodinia, spesso correlata all'ipertono (contrazione cronica) del pavimento pelvico, occorre integrare i trattamenti moxa col massaggio, una componente fondamentale oltre che in gravidanza (dove previene lacerazioni al parto), per indurre il rilassamento della muscolatura pelvica, elasticizzare i tessuti, ridurre le tensioni e trattare il dolore pelvico, la dispareunia e il vaginismo.

Il massaggio intimo non solo rilascia la tensione muscolare, ma, come suggerito dagli studi sulla consapevolezza (Mindfulness, medicina taoista...), aumenta l'ascolto e la consapevolezza del proprio corpo; questo aiuta ad affrontare l'ansia e i blocchi emotivi che si riflettono nella zona pelvica.

 

Unitamente a questa pratica è importante anche praticare il massaggio del seno, che varia a seconda dell'origine dei disturbi della persona, in quanto lo stesso è un centro energetico molto importante e il relativo massaggio è scientificamente provato che liberi endorfine e riduca i livelli di cortisolo (l'ormone dello stress), che spesso sono elevati nelle donne con vulvodinia.

 

Ovviamente tutto ciò va effettuato dopo opportuna valutazione e sempre sotto lo stretto controllo di un terapista specializzato in tali disturbi.

 

Concludo dicendo che gli studi effettuati dimostrano che il dolore cronico è un segnale di uno squilibrio complesso ma anche che un approccio multidisciplinare, offerto dall'integrazione di tecniche orientali (moxa) e pratiche corporee (massaggio), permette di trasformare un sintomo "di fuoco" in uno stato di benessere profondo e duraturo.

 

Se anche voi ne soffrite, se avete già provato di tutto finora senza successo, contattatemi per un incontro


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