Il moderno medico di base, una figura anacronistica.

 



<…>Thomas Edison, uno dei più grandi inventori di tutti i tempi, diceva che il medico del futuro non darà medicine ma motiverà i suoi pazienti ad avere cura del proprio corpo e a prevenire le malattie. Un secolo dopo quel tipo di medico che ha il tempo di ascoltare i propri pazienti ancora non si è visto. Ai pazienti basterebbe riuscire ad avere almeno un’assistenza degna di questo nome dal proprio medico di medicina generale, che è il primo contatto quando hanno un problema di salute. <…>” (liberamente tratto da un articolo di Milena Gabanelli – Corriere della Sera)

Sicuramente il pensiero di Edison aveva solide fondamenta e aspettative, ma si sbagliava:
  1. il suo pensiero era già stato esposto da Ippocrate “Non basta prevedere la malattia per guarirla, occorre insegnare la salute per conservarla” 
  2. c’era qualcuno che, in un antico trattato di Medicina Tradizionale Cinese (MTC), intitolato Huangdi Neijing aveva scritto “Attendere che la malattia si sia manifestata per porvi rimedio e che il disordine si sia insediato per occuparsene è come attendere di avere sete per scavare un pozzo e attendere la battaglia per forgiare le proprie armi. Non è forse troppo tardi?

Quel medico, sospirato da Edison, pertanto esisteva già in realtà da tantissimo tempo, era la figura del medico orientale (ne ho già parlato diffusamente in un altro articolo in cui spiegavo come funzionava la medicina in oriente, se volete approfondire potete leggerlo qui https://i5cerchi.blogspot.com/2023/02/sapete-come-funziona-la-medicina-in-cina.html) al quale i nostri medici potrebbero fare riferimento.

Un mio docente al corso di Medicina Tradizionale Cinese (MTC), primario in un importante ospedale Milanese, diceva sempre che tutti gli studenti di medicina dovrebbero frequentare un corso di MTC, non tanto per usarla durante i propri anni di lavoro, quanto per imparare a guardare i pazienti e i loro disturbi da un altro punto di vista, soprattutto imparando ad ascoltarli.

Perché quello che oggigiorno chiedono i pazienti, non sono tanto le cure, chiedono di essere ascoltati e non liquidati dopo 2 minuti con una diagnosi, quando va bene, oppure con un elenco di esami e visite da fare che spesso poi portano solo a girovagare tra vari specialisti, dove ognuno guarda il proprio orticello ignorando completamente la persona nella sua interezza.

Ecco, l’ho sempre detto e scritto, il bello delle tecniche orientali è quello di considerare la persona, sin dal primo colloquio, un essere solo mente-corpo-spirito  (anche se recentemente alcune scuole di agopuntura si sono dissociate dall'includere lo "spirito" - a mio avviso erroneamente in quanto non legato solamente al "credo" della persona) e da lì partire per trovare il miglior trattamento, personalizzato, per favorire il suo benessere. 

E aggiungo, anche se anche questo l’ho già detto più volte, il “ricevente” si chiama così perché riceve un qualcosa sin dal primo incontro, anche senza aver ancora effettuato un trattamento; proprio recentemente una mamma che ha accompagnato la figlia, qualche giorno dopo l’incontro di valutazione mi ha detto “ma sai che anch’io mi sono sentita più tranquilla, rilassata, per diversi giorni?”, pur avendo lei solo presenziato e risposto a poche domande…

È quell’empatia profonda che si crea, e si deve creare, tra praticante e ricevente per permettere di arrivare a scoprire le cause profonde del suo malessere, a scoprire qual è la causa del suo problema per trattarla; questo è esattamente l’opposto di quanto avviene con la medicina occidentale dove si cura il disturbo ma non la sua causa, l’approccio orientale richiede sicuramente più tempo, ma una volta rimossa la causa, il problema non si ripresenterà più.

Vi aspetto e se volete scrivetemi per informazioni!

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